23/11/2014
In sella a una moto o al volante di un’automobile non c’è in Friuli qualcuno che abbia vinto più di lui. Edi Orioli, 52 anni di Ceresetto, ora affermato imprenditore, è semplicemente il signore della Dakar. Quattro successi nel deserto a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta (1988-1990-1994-1996) e una vita tra i motori. Chiaro, è di parte, non puoi aspettarti che bocci la proposta dell’autodromo da venti milioni di euro a Lavariano. Ma motiva il suo sì incondizionato grazie alla sua esperienza diretta in impianti simili nel mondo. Cita tempi dei motori come Zeltwego o il Nurburgring.
Orioli perchè quella pista è un investimento da fare?
«Semplice: pagano i privati,gente appassionata di motori; il luogo scelto è perfetto per un impianto del genere e può portare,non solo nei fine settimana,centinaia di persone in pista facendo girare l’economia. Di questi tempi non mi sembra poco».
I comitati e gli ambientalisti però la pensano diversamente...
«I soliti,non mi meraviglia. Le case sono lontane, la pista nascerebbe in aperta campagna,con un aeroporto a pochi chilometri,il casello autostradale a un passo, nel cuore dell’Europa. Ma ora lì si scoprirà che nidificano quaranta specie rare di uccelli e andrà tutto all’aria».
I rumori, il traffico elevato...
«In aperta campagna? Gli appassionati di motore devono avere un posto sicuro dove sfogare la loro passione. Ci sono le piste ciclabili, i sentieri naturalistici, penso all’Ippovia che partevicino a casa mia e arriva a Bija, ci deve essere anche un autodromo».
Conosce il progetto?
«Sì, ma di costruire un autodromo in Friuli sento parlare da quando ho iniziato a correre, quindi quasi 40 anni fa. Prima c’era il progetto di Bordano, poi Villesse, poi Latisana. Una decina d’anni fa con l’elicottero ho accompagnato i vertici della Federazione italiana automobilismo in un sopralluogo sopra Lavariano: erano entusiasti. Le case lontane, lo spazio sufficiente. Sarà un parco per i motori perfetto ».
Gli investitori dicono che muoverà l’economia...
«Hanno ragione: basta vedere il giro d’affari delle piste in Austria, Germania o frequentare quelle in giro per l’Italia. Quella pista dovrà essere il cuore di un progetto per la guida sicura che coinvolga i giovani. Sapete che in Austria per avere la patente un corso del genere è obbligatorio? Basta veti, basta opposizioni: si costruisca quella pista. Il Friuli così crescerà».